Oggi è con le artiste Calori & Maillard che indossiamo gli Occhiali Rosa.
La conoscenza del meraviglioso duo Calori & Maillard – le artiste Letizia Calori e Violette Maillard – è iniziata gradualmente, come un silenzioso rivolo d’acqua che con il passare del tempo ha aumentato la sua intensità fino a scorrere sonoramente. Durante la sospensione del lockdown e il suo abbondante tempo di riflessione ho scritto loro e ne è nata la conversazione che condivido sul Comò. Gli elementi naturali sono i protagonisti, così come l’architettura, la velocità con un approccio preciso e, talvolta, misterico, come una riflessione interiore progressiva, che ci sorprende con la sua presenza. Si sono conosciute a Venezia ad un casting per un celebre film hollywoodiano, se avessero la possibilità di riportare in vita un artista del passato sceglierebbero Giotto e Duchamp
Cosa c’è nel vostro cassetto?
Letizia: un viaggio in Guinea
Violette: la realizzazione di un’auto elettrica, una scultura funzionante ispirata alla Siluro Ricotti di Alfa Romeo e all’industria automobilistica cinese, per ora ho le chiavi!
Come è iniziato il vostro percorso professionale come duo? Come vi siete conosciute?
Ci siamo incontrate a Venezia, mentre aspettavamo in epica e lunghissima coda di fare il provino per il casting del film “The Tourist” con Jhonny Deep e Angelina Jolie. C’era una chiamata aperta per comparse. Entrambe stavamo frequentando il Master in Arti Visive all’Università Iuav. Sembrava che ogni veneziano fosse uscito per il casting per poter interpretare ruoli assolutamente banali come il fornaio, la donna alla porta, il pescatore, solo per crogiolarsi un momento nel glamour di Hollywood. Nelle ore trascorse in coda, coda che si estendeva da un ponte all’altro della città, abbiamo iniziato a parlare e deciso di iniziare a collaborare: siamo finite a costruire un progetto di tunnel che collegasse Venezia e Shanghai, ci siamo trasferite in Germania, abbiamo girato molti paesi fino ad una collaborazione che dura sino ad oggi.
Negli ultimi lavori che avete presentato gli elementi naturali sono protagonisti, soprattutto l’acqua assume rilevanza. Il tuffo, la sospensione, l’attimo precedente al buttarsi da uno scoglio dove adrenalina e paura si mescolano piacevolmente in un brivido. Qual è il vostro ultimo pensiero prima di staccarvi da terra e gettarvi in un nuovo progetto? E perché avete scelto proprio l’acqua?
Letizia: i pensieri prima di gettarsi in un nuovo progetto si dissolvono nel progetto stesso, dal momento in cui inizi a pensarci e sai che quello è “Il progetto” non esiste più discontinuità tra il pensiero e l’azione.
L’acqua è un elemento naturale che ritorna nel lavoro, ma sotto diverse forme e simbolismi: nel progetto We are fountains l’acqua è affrontata secondo la necessità di gratuità e forza vitale, mentre nel lavoro M l’acqua riprende la simbologia dell’ignoto: il lavoro infatti è una serie di sculture in vetro di Murano che prendono forma dal calco dello spazio vuoto tra il piede e il suolo nel momento di un tuffo. La serie intende “fotografare” in maniera scultorea il momento del salto, l’attimo in cui la pura viene vinta.
Violette: nel lavoro è difficile che gli elementi naturali non siano protagonisti, la mia indole mi spinge a osservare quel che mi circonda per poi rielaborarlo e reinserirlo nella realtà. L’ultimo pensiero prima di staccarmi da terra e gettarmi in un nuovo progetto non c’è, il tempo per pensare non si accorda alla mia modalità di lavoro, molto istintiva, spesso mi ritrovo nel bel mezzo di un progetto, sono già in volo, o già in acqua…
Nelle vostre opere l’architettura è spesso una manifestazione di valori sociali e culturali. C’è un luogo, carico di significato per voi, in cui vorreste installare un vostro lavoro?
Letizia: ultimamente ripenso spesso ad un luogo naturale e archeologico più che architettonico che è la Grotta della Poesia (Meledugno), mi piacerebbe installare un lavoro lì, magari sott’acqua.
Violette: sono un’appassionata di velocità e di architetture e luoghi dove si pratica la velocità e l’aerodinamica, mi piacerebbe molto installare temporaneamente la scultura auto elettrica sulla parabolica del circuito di Monza, il tempio della velocità o nel circuito automobilistico di Suzuka in Giappone
Domanda quasi obbligatoria in questi giorni sospesi: come esorcizzate la quarantena? Aiuta la vostra creatività o, come altri artisti e creativi, credete non sia il momento giusto per concentrarsi?
Letizia: Quando fai l’artista devi sempre concentrarti. In questo periodo mi è utile pensare, riflettere, provare, sperimentare con i materiali e con le cose che erano rimaste ad aspettare, è utile per imparare a produrre secondo una diversa modalità che trascende dalla finalità della commissione o della mostra.
Violette: La quarantena è tosta, perchè ti sembra che tutto quello che fai non dà risultati concreti, ti chiedi il senso del fare le cose, ma al tempo stesso ti permette di chiarirti le idee e fare quello che è veramente necessario, aiuta sicuramente la concentrazione.
Potete far tornare in vita un artista, un critico, un gallerista del passato chi scegliereste e perché?
Letizia: Duchamp per sfidarlo a scacchi, Carla Accardi per conoscerla di persona, Lewis Baltz per dargli un abbraccio.
Violette: Giotto perchè mi interesserebbe tantissimo capire come ha fatto a districarsi con le commissioni del suo tempo e perchè vorrei chiedergli come faceva il blu
Laureata in Italianistica (la specialistica di Lettere moderne, nel caso ve lo foste chiesto). Innamorata di letteratura e di arte. Adoro girare per mostre e imparare cose nuove. Aspirante fotografa con tendenze igers. Avrei voluto recitare il ruolo di Meryl Streep ne Il diavolo veste Prada. Non sopporto le persone maleducate, l’insalata verde e le calze color carne. Mi leggete anche su Exibart.