Caro lockdown,
mi manchi.
Mi mancano i sogni lunghi come una serie di Netflix, articolati in una narrazione da rincorrere al risveglio per prolungare l’ennesima notte, arricchita dalla varietà dell’attività onirica.
Mi manca non circondarmi del silenzio irreale che ferma il tempo, isolandomi dalle chiacchiere da bar ora che rimpiangiamo anche i discorsi sul meteo.
Mi manca l’autorizzazione allo stare in casa anche se fuori c’è il sole, a sentirsi malinconica anche senza la nebbia e il cielo grigio.
Mi manca lo stringere la mia famiglia senza paura, senza che nemmeno un anfratto del cervello mi metta in allarme: “… quando ti sei abbassata la mascherina per bere quel caffè al chiuso…”.
Mi manca immaginare l’aria pulita di un mondo senza auto a benzina, dove anche gli animali si riprendono spazi sottratti alle città o all’industria.
Mi manca il sentirmi viva mentre appunto qualche pensiero su un foglio e avvertire l’armonia tra mente e corpo.
Qualche volta mi manca persino la felpa con il cappuccio: nascondiglio per le forme di un corpo che quando si mostra deve essere perfetto, “tranquilla, tutti sono ingrassati in questo periodo…”.
Mi manca ascoltare quei pensieri che nella routine quotidiana non trovano un posto consono, anche se tristi o spacca cuore.
Adesso ci siamo riappropriati della nostra routine casa – lavoro – lavoro – casa, non delle passioni e degli sfoghi autentici, soffocati dal timore dell’altro. Eppure quando abbassiamo la guardia – giusto il tempo di un abbraccio – non ce ne pentiamo, nonostante uno slancio di tenerezza assomigli sempre più ad una droga da borghesi.
Mancano le cose semplici.
Per non farci accartocciare il cuore teniamole vive dentro di noi, con tenacia, con motivazione.
Per resistere e poi (ri)nascere.
Laureata in Italianistica (la specialistica di Lettere moderne, nel caso ve lo foste chiesto). Innamorata di letteratura e di arte. Adoro girare per mostre e imparare cose nuove. Aspirante fotografa con tendenze igers. Avrei voluto recitare il ruolo di Meryl Streep ne Il diavolo veste Prada. Non sopporto le persone maleducate, l’insalata verde e le calze color carne. Mi leggete anche su Exibart.