Con questa intervista ci spostiamo a Berlino, viaggiamo attraverso le parole di Giulia Hartz, illustratrice e strategic designer italiana. Da nati negli anni ’90, ma non solo, ci siamo subito innamorati dello stile di Giulia: rosa, pieno di videogiochi e memorabilia anni ’90, un po’ acido e malinconico, ma sempre immerso e stemperato in colori pastello. Nelle sue illustrazioni abbiamo riconosciuto nostre idiosincrasie e oggetti feticcio che sanno d’infanzia e bei momenti.
Benvenuti nel mondo visto attraverso gli Occhiali Rosa di Giulia Hartz. Con colori tenui, riferimenti alla cultura pop e con occhio critico celato da un’ironia dalle tinte rosa confetto dà voce ai piccoli traumi quotidiani e alle loro soluzioni.
Abbiamo curiosato nel suo cassetto, fatto un giro a Berlino sulla sua bicicletta, ascoltato buoni consigli e scoperto qual è il suo sogno più grande… Leggete per saperne di più!
Una matita e un cuoricino, un libro di Bruno Munari, un poʼ dʼansia, una collanina con il mio segno zodiacale e delle Haribo alla liquirizia dimenticate apposta per farmi una sorpresa quando le ritrovo.
Sarei al 100% una Polly Pocket. Difficile a dirsi se una di quelle minuscole degli anni ’90 o una dell’edizione del 2002, con i vestiti e i capelli di gomma, nei centri commerciali pastello e le macchine decappottabili rosa. La plastica con cui sono fabbricate mi attira da sempre, liscia e lucida, fatta di quei colori in cui sembra poter esistere una vita perfetta.
La sera in bici su Karl-Marx-Allee con Calcutta nelle cuffiette, i venerdì sera primaverili a Park am Wasserturm sul prato con la coperta rosa e una bottiglia di vino, il sabato mattina in Linienstraße e le domeniche pomeriggio malinconiche vicino al fiume a Holzmarktstraße. Sono dei posti del cuore ma solo in momenti precisi – in quei momenti in cui tutto per un attimo sembra essere al posto giusto.
Ho iniziato a lavorare freelance solo a settembre e sto cercando di mantenere la routine che avevo quando lavoravo dalle nove della mattina alle sei della sera in agenzia. La cosa bella è che quando lavori da solo decidi tu cosa sia giusto fare quando sei alla tua scrivania. Ho iniziato a fare dei piccoli esercizi di mindfulness al mattino. Nulla di esoterico, però qualche respiro profondo prima di affogare nelle e-mail aiuta. La sera poi apro il mio iPad e disegno le mie illu-sciocche; vado a dormire sempre tardi e la mattina me ne pento.
Cambiare strumenti aiuta tantissimo. Ho provato tutto: acquerelli, pennarelli, penne a china, matite e perfino i pastelli a cera della Giotto mezzi secchi di quando facevo le elementari. Quando ho smesso di assillarmi sul trovare uno “stile”, ho trovato la mia direzione e non parlo solo di output estetico. Spesso si pensa allo stile di un illustratore come quel tipo di tratto che uno usa con una certa costanza. Secondo me la cosa davvero difficile è sviluppare il proprio linguaggio, cioè quella libreria di segni e significati che rendono le proprie storie visive riconoscibili, al di là del supporto che si usa per disegnare. La propria identità su carta, ecco. Quella è sempre in evoluzione.
Avere pazienza che tutto arriva. Spero.
Voglio continuare a fare quello che faccio e sviluppare più prodotti per il mio shop. Vorrei avere uno spazio mio, un giorno, con i muri rosa e una scrivania Quaderna. Si sogna sempre in grande, no?
Chi mi conosce abbastanza sa che mentirei se non lo dicessi: lavorare con Nike è il sogno.
Ringraziando questa deliziosa ragazza, vi consigliamo di fare un giro sul sito e nel suo shop!
Rileggete qui le interviste della rubrica Occhiali Rosa!
Laureata in Italianistica (la specialistica di Lettere moderne, nel caso ve lo foste chiesto). Innamorata di letteratura e di arte. Adoro girare per mostre e imparare cose nuove. Aspirante fotografa con tendenze igers. Avrei voluto recitare il ruolo di Meryl Streep ne Il diavolo veste Prada. Non sopporto le persone maleducate, l’insalata verde e le calze color carne. Mi leggete anche su Exibart.