Abbiamo chiacchierato un po’ con Walter Borghisani, fotografo insieme a Irene Tondelli della mostra ”Under-wear’‘ che ospiteremo nel nostro Lab. in occasione di Fotografia Europea 2019.
Andiamo un po’ dietro le quinte per scoprire le emozioni che si nascondono dietro un’artista come il ”Fafao” e perché no, ascoltare le sue riflessioni riguardo questo nuovo progetto realizzato insieme a noi del Comò!
Ciao Walter! Cosa c’è nel tuo cassetto?
Il mio cassetto non contiene sogni, forse. Nel mio comò tengo il passaporto, alcuni ricordi ed un libro di poesia.
“I was an island when you took the water”. Cosa ti ha ispirato a creare questo progetto fotografico?
Una separazione, una riflessione ed il bisogno (forse anche un po’ cinico) di fermare il momento e certe emozioni.
Ti occupi di fotografia commerciale e di progetti documentaristici. Lavoro a parte, qual è per te lo scatto ideale, quello che senti più tuo?
Non mi piacciono le citazioni, anche se quello che sto per risponderti potrebbe sembrarlo: lo scatto ideale è un momento che viene colto indipendentemente dalla presenza di un apparecchio fotografico; è un insieme di cose che trova una dimensione capace di trasmettere delle sensazioni e di fermarle nel tempo.
Under-wear è il nuovo progetto a cui stai lavorando per l’edizione 2019 di Fotografia Europea insieme alla fotografa Irene Tondelli. Come pensi che si possa sposare con il tuo stile di fotografia?
Diciamo che più che di stile parlerei di modo; e alla base di questo progetto c’è un’indagine, c’è curiosità, c’è empatia, c’è la voglia manifestare il proprio punto di vista: in questo senso è assolutamente in sintonia col mio modo di fare o approcciare la fotografia.
L’intimità e il rapporto con se stessi e gli altri non è un concetto per niente banale. Come siete riusciti a mettere a proprio agio i soggetti che avete fotografato?
Dietro questo progetto c’è l’idea che ognuno, qualora distratto da domande “impegnative” su cui concentrare la propria attenzione, tenda ad esprimersi “intimamente” ed in modo gestuale o posturale. Dunque abbiamo sempre lavorato in due sul set: uno scattava e l’altro distraeva dall’obbiettivo il soggetto cercando, con un po’ di psicologia, di incalzarlo con delle domande che lo portassero ad esprimersi e nel mentre ad instaurare una sorta di rapporto di confidenza. Di agio.
Pensi che partecipare a questa iniziativa ti abbia lasciato qualcosa a livello umano oltre che a livello professionale?
Il fulcro del progetto era l’espressione intima di sè (in più declinazioni); dunque ritengo l’umanità fondamentale per questa esperienza: la mia e di Irene, quella dei soggetti e quella che ci ha consentito di interagire e finalizzare il progetto.
Com’è lavorare con Irene Tondelli?
Irene è una persona che stimo ed apprezzo sotto più punti di vista. Una persona con cui mi piace interagire ed avere a che fare. Una fotografa con cui spero di avere ancora a che fare ma cui, soprattutto, auguro di continuare a crescere.
Comò Lab.
Corso Garibaldi, 1 (cortile interno) – Reggio Emilia
Dal 12 aprile all’8 giugno
martedì – venerdì: 10.00 – 19.00
sabato: 11.00 – 20.00
Weekend inaugurale:
12 aprile: 19.00 – 24.00
13 aprile: 10.00 – 24.00
14 aprile: 10.00 – 22.00
Apertura eccezionale in occasione della Notte Off:
27 aprile: 10.00 – 24.00
I miei capelli rispecchiano la mia personalità: ribelle e sempre in movimento. Amo il mare, il cibo, i viaggi e mi danno ispirazione e voglia di conoscere sempre di più il mondo. Odio la monotonia e mi basta “solo” un biglietto aereo e buona compagnia per essere felice!